[ COME IL MAL DI SCHIENA TI INVECCHIA DI 15 ANNI ]

Mal di schiena che ti tormenta da molto tempo e che tra alti e bassi non si è mai completamente risolto?

Sappi che una nuovissima ricerca pubblicata il 26 marzo 2024 sulla rivista scientifica Nature Mental Health mette in evidenza il rischio che oltre a rimetterci la schiena ci stai rimettendo il cervello!

A quanto pare soffrire di mal di schiena e con mal di schiena in realtà si fa riferimento anche ai disturbi che riguardano la cervicale, non solo debilita la muscolatura ma va ben oltre creando un danno al cervello che sempre secondo le attuali ricerche sul dolore cronico sembrerebbe invecchiare precocemente con il rischio concreto di ritrovarsi con le capacità di ragionamento di un 90 enne anche se probabilmente sei intorno ai cinquanta, sessant’anni.

In realtà il concetto di invecchiamento del cervello e dolore cronico non è solo collegato ai disturbi alla schiena ma è molto più esteso infatti secondo questa ricerca riguarda qualsiasi dolore ricorrente e costante come per esempio potrebbe esserlo un dolore al ginocchio dovuto all’artrosi…

Tra le parti del cervello più colpite ci sono quelle che riguardano la memoria, ecco spiegato dunque perchè per esempio le persone che hanno mal di schiena e dolore cervicale da molto tempo hanno la tendenza a dichiarare durante la parte di colloquio iniziale nella prima visita “mi sento rallentato e faccio fatica a ricordarmi le cose..”

L’accelerazione dell’invecchiamento cerebrale è stata in gran parte osservata proprio nell’ippocampo e questa osservazione ha predetto il declino della memoria e la demenza in parrticolare I ricercatori hanno identificato un gene espresso in grandi quantità nelle cellule gliali come possibile fattore genetico per l’invecchiamento accelerato del cervello.

Il dolore cronico e ricorrente riguarda circa il 40% della popolazione mondiale ed è stato dimostrato che ha un impatto dannoso sulle funzioni cognitive, sebbene i meccanismi esatti rimangano poco chiari. Ricerche precedenti suggeriscono che i marcatori infiammatori associati all’invecchiamento cerebrale sono più alti nei pazienti con dolore cronico persistente ed è stata correlato al declino della memoria a lungo termine e al rischio di demenza precoce.
Quindi questo è una notizia importantissima per chi come me si occupa di persone che hanno mal di schiena ed è la ragione per cui ho deciso di aggiungere questo articolo al blog che stai leggendo oggi.

Come posso curare il dolore alla schiena prima che cronicizzi?

Sicuramente è importante prendersene cura subito ai primi segnali e soprattutto seguendo le linee guida che sono state divulgate il 18 Gennaio 2024 dove si sconsiglia fortemente l’approccio classico basato su farmaci come gli antidolorifici oppiacei e il Gabapentin ed il cortisone.
Non solo farmaci, infatti le linee guida sconsigliano anche certi tipi di approcci terapeutici non farmacologici tipici della fisioterapia su tutti: Trazioni, TENS ed Ultrasuoni.

Invitano invece all’utilizzo moderato in dosi molto basse e per pochissimo tempo degli antinfiammatori come l’Ibruprofene per esempio laddove invece data anche la facilità di accesso per la libera vendita, vediamo un ricorso spropositato all’automedicazione da parte di molti pazienti.

Vengono poi consigliate invece tutta una serie di terapie come Agopuntura, Dryneedling se si parla di cure con strumenti e aghi a cui si aggiungono terapie attive come gli esercizi guidati e supervisionati per esempio come la fisioterapia posturale, il pilates posturale e altri approcci manuali come i massaggi e con grande soddisfazione la manipolazione vertebrale.
Sempre le stesse linee guida sottolineano però come i singoli approcci di per sè producano si dei benefici ma purtroppo spesso per breve tempo mentre se utilizzate insieme risultano risolutive o comunque molto più efficaci nel controllo del dolore e nell’aumento della flessibilità della colonna vertebrale per tempi molto più lunghi.

Come scegliere quali terapie fare e come metterle insieme però è una scelta che rimane complicata, soprattutto se a scegliere è direttamente il paziente che non ha nella maggior parte dei casi la competenza per capire quando in che sequenza utilizzarle e anche con quale frequenza.

Questa è una delle ragioni per cui il Metodo Zero Farmaci si basa prima di tutto sulla prima visita e sul SISTEMA FOCUS che rappresenta lo strumento specifico per rispondere proprio alle domande :

– ” che cos’ho?”
-” come lo risolvo e quali cure mi servono?”
-” per quanto tempo dovrò sottopormi alle cure?”

Se dunque vuoi evitare di ritrovarti con un cervello di 90 anni in un corpo giovane non devi tergiversare e se già stai facendo delle terapie assicurati che rispettino le linee guida dell’OMS nella loro versione più aggiornata altrimenti rischi da un lato di creare un danno al tuo cervello e dall’altro di buttare via tempo e risorse economiche in cure che si sono dimostrate e si dimostrano inefficaci a curare correttamente il dolore.

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